FEGE 2025
La seconda giornata del Festival dell’Editoria e del Giornalismo Emergente (FEGE) ha portato al centro della scena temi profondi, storie autentiche e riflessioni capaci di lasciare un segno.
Fin dal saluto iniziale, è stato chiaro il senso di questa edizione: creare spazi di riflessione, occasioni di dialogo, opportunità per “portarsi a casa qualcosa”. Il direttore artistico Piero Muscari ha introdotto la giornata con parole che hanno colpito nel segno, ricordando come i nostri occhi siano l’unica parte visibile del cervello, e quindi veicolo diretto di emozioni, pensiero e consapevolezza. Guardarsi negli occhi è stato l’invito rivolto ai ragazzi presenti: un esercizio di empatia e di verità, che supera la superficie e connette davvero le persone.
Protagonisti del presente
“Non siete il futuro, siete il presente” – questo il messaggio forte lanciato ai giovani. Un’esortazione a non aspettare che venga concesso loro uno spazio, ma a prenderselo con determinazione e responsabilità. Perché – come è stato ribadito più volte – il giornalismo è fatto di presenza, ascolto, studio e coraggio. È un mestiere che richiede disciplina e passione, che pretende lucidità e umanità insieme.
Il valore dell’informazione
Si è parlato del bisogno di una vera informazione, non solo di verità, ma di quella narrazione che contribuisce al benessere collettivo e alla tenuta della democrazia. “Ritorniamo a leggere i giornali” è stato l’appello rivolto ai più giovani, in un’epoca in cui le notizie si consumano velocemente, ma non sempre vengono comprese fino in fondo.
Storie che insegnano
Durante la giornata sono intervenuti ospiti che hanno raccontato esperienze dure e significative, come quella della detenzione ingiusta, o quella del confronto con l’errore e il perdono. È emersa la forza di chi ce l’ha fatta grazie a cultura, sport, famiglia, studio. Ma anche la consapevolezza che molti non hanno la stessa fortuna, e per questo è necessario costruire reti di ascolto, confronto e inclusione.
Il ricordo di Oliviero Beha
È stato ricordato il valore di Oliviero Beha, cui è dedicato uno dei premi più significativi del festival. Un giornalista che non raccontava l’Italia come avremmo voluto che fosse, ma com’era davvero. Un uomo che ha pagato un prezzo per la sua indipendenza, ma che ha lasciato semi destinati a germogliare. “Se lasci qualcosa, hai vinto” – è stato detto. Ed è questo che FEGE vuole continuare a fare: seminare cultura, spirito critico, coraggio e passione.
Giornalismo come missione
“Il giornalismo è una chiamata” – ha detto un ospite. Non è un mestiere per tutti, ma è un mestiere per chi sente dentro la necessità di raccontare. Ed è anche una responsabilità: raccontare il mondo non come vorremmo che fosse, ma per com’è. Solo così si può contribuire a cambiarlo.
In un clima di partecipazione attiva, entusiasmo e confronto, la seconda giornata di FEGE 2025 ha confermato il suo ruolo come laboratorio di idee e crescita, rivolgendosi a tutti ma soprattutto ai giovani, veri protagonisti di questo percorso.
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