Quante volte abbiamo immaginato lo scrittore come un artista colto da un’illuminazione improvvisa, magari sotto la doccia, pronto a mettere su carta un’idea geniale? Michela Murgia sfata questo mito. Contrariamente all’idea romantica dell’ispirazione spontanea, la scrittrice ci ricorda che la scrittura è una disciplina rigorosa, a volte persino severa.
Secondo Murgia, l’atto di scrivere non si limita alla semplice “prima stesura”, ma è il risultato di innumerevoli revisioni e rifiniture. Si tratta di un processo che richiede dedizione e impegno: per produrre una singola pagina, potrebbero essere necessarie sette ore di lavoro in un giorno. La prima stesura? In realtà, sono cento.
E dopo tutto questo sforzo, c’è un altro passaggio cruciale: l’intervento dell’editor. Murgia sottolinea l’importanza di questa figura professionale, perché arriva un momento in cui lo scrittore non è più in grado di vedere chiaramente ciò che ha scritto. L’editor diventa, quindi, un occhio esterno essenziale per rifinire e perfezionare il testo.
Le parole di Murgia ci offrono uno sguardo autentico e senza veli sul mondo della scrittura, ricordandoci che dietro ogni opera ci sono ore di lavoro, dedizione e, soprattutto, una disciplina intransigente.